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Nuovo dpcm: «Baristi ancora capro espiatorio per il governo centrale»
L'Istituto Espresso Italiano prende posizione sul nuovo decreto per le misure restrittive anti-Covid che impone ancora norme severe per ristorazione e bar, mentre zone di grave pericolo, come i trasporti pubblici, sono quasi ignorate
Luigi Morello (presidente IEI): «Bar e ristoranti che rispettano le normative sono luoghi molto più sicuri di posti pubblici, come i trasporti, che ogni giorno ancora sono sovraffollati»
L’Istituto Espresso Italiano (IEI) è rammaricato nel constatare l’accanimento da parte del governo nei confronti della categoria degli operatori dell’ospitalità. I sacrifici e gli investimenti fatti dagli imprenditori per mettere in sicurezza i locali sono resi vani da questo nuovo Dpcm, che mette a rischio la sopravvivenza di alcune decine di migliaia dei 350.000 locali pubblici. «Dov’è il razionale nel chiudere luoghi regolamentati come bar, ristoranti, cinema e teatri e poi far viaggiare la gente in autobus e metropolitane in condizioni di sovraffollamento? – sottolinea Luigi Morello, presidente IEI – L’economia ha bisogno di certezze mentre qui si parla di ingenti misure di sostegno ma sempre in modo vago sia in termini di entità sia di tempistiche. Inoltre, perché non si riconosce il valore sociale, oltre a quello economico, dei luoghi di consumo come i bar e i ristoranti?».
L’Istituto Espresso Italiano (IEI) è sorpreso dalle modalità con cui si è proceduto a emanare le nuove direttive. La collaborazione tra associazioni di categoria e autorità sembra essere stata accantonata. «Avevamo collaborato con piacere al tavolo nazionale gestito dalla Prefettura di Brescia per riaprire le attività al termine del primo lockdown – ha continuato Morello – era stato un momento utile anche per preparare noi stessi alla riapertura, ora invece assistiamo a una comunicazione unidirezionale».