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L'espresso italiano cerca i suoi venditori

L’Istituto Espresso Italiano (IEI) ha condotto una indagine su un campione di aziende. Il dato che emerge è che c’è necessità di forza lavoro, soprattutto nel settore vendite, ma è difficile trovare risorse qualificate. Luigi Morello (Presidente IEI): «Occorre avvicinare il mondo scuola a quello lavoro per incentivare il ricambio generazionale delle nostre imprese»

Il mondo del caffè ha bisogno di forza lavoro, ma la forza lavoro qualificata non si trova. Una contraddizione che emerge da una indagine che l’Istituto Espresso Italiano (IEI), realtà che raccoglie alcune tra le più importanti aziende italiane della filiera dell’espresso, ha condotto su un campione di soci. In particolare, mancherebbero figure professionali per incrementare le vendite in Italia e all’estero. Un problema questo che si presentava fin da prima del Covid-19, ma che con la pandemia si è acuito e reso sempre più importante per le tante imprese italiane del settore. «Un problema annoso è il collegamento scuola-lavoro, cioè un percorso di studi che avvicini e sia propedeutico all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro con una preparazione che dovrebbe coinvolgere gli istituti professionali così come le università  - commenta il dato Luigi Morello, presidente dell’Istituto Espresso Italiano (IEI) - il mondo dell’educazione e della formazione dovrebbe avere un filo diretto con tutti i settori e preparare gli studenti anche in funzione delle necessità di un mondo in veloce cambiamento, così come anche le aziende potrebbero essere più proattive in questo offrendo opportunità alle scuole/università per far conoscere e far partecipare i giovani attraverso attività e o progetti».
 
L’offerta non si incontra con la domanda. In sintesi, dall'indagine condotta dall'Istituto Espresso Italiano (IEI) sui propri soci, emerge che il settore sta cercando soprattutto risorse umane per potenziare il mercato nazionale, ma anche con un occhio di sviluppo verso l'export. Le figure che sono ricercate quindi sono soprattutto legate al mondo delle vendite. In particolare, le aziende del settore si aspettano da questi soggetti un ottimo livello di problem solving legato all'autonomia dell'incarico e a una spiccata capacità relazionale che non perda d'occhio gli orientamenti agli obiettivi. I principali canali di ricerca di questi soggetti sono quello legato alle scuole e università e quello dei network professionali (come, ad esempio, Linkedin) sempre più utilizzati dai professionisti e considerati un ottimo punto di incontro tra domanda e offerta. Tuttavia, dall'indagine sul campione emerge una maggiore difficoltà da parte delle aziende nell'individuare risorse all'altezza degli incarichi, almeno rispetto a dieci anni fa, e questo sarebbe dovuto da un lato alla mancanza di domanda di lavoro (complice forse anche l'attuale periodo storico), dall'altro alla preparazione dei singoli candidati, poco idonea rispetto alla richiesta del mercato del lavoro del comparto. «Il mondo dell’Istituto Espresso Italiano (IEI) in particolare è fatto anche di molte PMI, che sono vicine al cambio generazionale e/o a una trasformazione obbligatoria per stare al passo con i tempi – conclude Morello - per attirare veri talenti anche nel nostro settore, che spesso è poco considerato, occorre offrire un percorso di carriera con tappe chiare e miglioramenti professionali certi sulla base di obiettivi raggiunti».
 
I motivi di questa problematica secondo le aziende. «Le aspettative dei candidati sono cambiate, non basta solo la leva economica per attrarre figure professionali di qualità, la reputazione dell’azienda è sempre di più una leva determinante per l’acquisizione delle risorse umane e talenti», spiega Fausta Colosimo, managing director di Trucillo. «Un’esigenza, quella di allargare il personale qualificato soprattutto nel mercato nazionale, in parte dovuta alla voglia delle aziende di andare “oltre confine” e di puntare a regioni nelle quali ancora sono meno presenti», aggiunge Pietro Manzini, sales manager Italia di Coind. «Lo studio, la preparazione, gli aggiornamenti sono fondamentali in qualsiasi settore ma il mondo invece è pieno di avventori travestiti da professionisti, quindi è importante che ci siano giovani che abbiano voglia di prepararsi», puntualizza Assunta Percuoco di Caffen. «La difficoltà maggiore consiste nell’attirare e scovare i candidati ideali in tempi rapidi e supportarli al meglio nel loro percorso di inserimento, per questo negli ultimi anni abbiamo scelto di puntare su giovani talenti a cui chiediamo passione e curiosità e a cui offriamo formazione continua», racconta Gaia Brunetti, responsabile risorse umane di Mokador. Se da un lato la forza giovane che arriva è scarsamente preparata, dall’altro ci sono aziende come Eureka che proprio sui giovani e la loro formazione scommettono da anni. «Se lo studio purtroppo rappresenta una lacuna nella preparazione professionale di certe figure, come quella della gestione delle vendite, occorre che le aziende comincino a investire in nuove leve e questo è quello che facciamo da anni», commenta il CEO di Eureka, Maurizio Fiorani. Stessa cosa che sta facendo la Club House: «Da sempre puntiamo sulla formazione delle professionalità in modo autonomo, selezionando giovani candidati privi di esperienza ma dall’elevato potenziale che vengono poi formati secondo le rispettive caratteristiche e necessità aziendali con strumenti quali tutoring e corsi di formazione» dice il suo CEO, Carlo Barbi. «Le competenze e il problem solving ovviamente sono caratteristiche fondamentali a seconda del ruolo che si sta cercando di coprire, ma soprattutto per noi è fondamentale trovare una persona con cui instaurare un rapporto di fiducia che possa durare a lungo nel tempo» è l’esperienza che racconta Alessandro Borea de La Genovese.