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Donne e industria del caffè: gender gap ancora evidente

Un approfondimento dell’Istituto Espresso Italiano (IEI) sottolinea il ruolo della donna in un settore ancora a prevalenza maschile confermando il dato nazionale che vede il nostro Paese al 63esimo posto nel mondo (secondo la classifica del World Economic Forum).
 
Per la maggioranza delle intervistate il mondo dell’espresso è comunque un settore che può offrire grandi opportunità professionali per le donne.




Negli anni la presenza di figure professionali femminili in posizioni manageriali si è fatta più comune, eppure il gender gap è lontano dall’essere colmato. Questa è la fotografia che l’Istituto Espresso Italiano (IEI) ha voluto scattare intervistando un campione di donne che, dalla finanza al marketing, passando per la formazione e la ricerca e sviluppo, lavorano nelle aziende associate, tra le più importanti imprese del settore dell’espresso italiano. 
 
Se da un lato, stando alle voci delle protagoniste intervistate, le donne stanno assumendo più potere e riconoscimento, dall’altro l’industria del caffè si caratterizza per una gestione ancora molto legata agli uomini. «Abbiamo voluto condurre una breve indagine interna all’Istituto Espresso Italiano (IEI) per cogliere il sentiment delle donne che lavorano nelle nostre aziende – ha commentato Luigi Morello, presidente dell’Istituto Espresso Italiano (IEI) – se da un lato si evidenzia che il gender gap è un dato di fatto anche nel nostro settore, dall’altro ci auguriamo che l’industria del caffè possa essere più rapida di altre nel colmare le differenze in questo momento di sua evoluzione a livello globale».
 
La situazione attuale della donna nel settore del caffè. L’Istituto Espresso Italiano (IEI) ha voluto sondare come la donna sia attualmente posizionata nel mondo del caffè: a tale riguardo emerge che per la quasi totalità delle intervistate ci sono ampi margini di miglioramento all’interno della filiera. Nell’indagine si sottolineano anche le leve su cui puntare in futuro per far crescere la presenza femminile. In particolare, dalle intervistate emerge che quello dell’espresso è visto come un settore dinamico, aperto ai giovani con un mercato del lavoro in crescita. Secondo il parere delle professioniste intervistate, per affrontarlo al meglio è necessaria una forte formazione sul caffè e sulla sua intera filiera, unitamente a una preparazione manageriale.  
 
Le motivazioni per crescere in questo comparto. Quasi tutte le intervistate giudicano stimolante il lavoro nel settore per il forte scambio culturale che c’è a tutti i livelli produttivi. Il caffè è considerato peraltro anche un veicolo per comunicare una cultura e una ritualità. Gran parte delle intervistate apprezza in modo particolare il connubio tra tradizione e innovazione e anche l’idea di artigianalità ancora insita in un settore comunque di matrice industriale. Filo d’unione tra le interviste raccolte il ruolo della formazione del consumatore, indicata come la strada da percorrere per la crescita del settore del caffè: la narrazione della storia e delle caratteristiche del prodotto assumono sempre più un peso di grande rilevanza. Altrettanto importante potenziare la coesione di tutti gli anelli della filiera (dal campo alla tazzina). 
 
Il gender gap dell’Italia: tra le peggiori in Europa per partecipazione economica delle donne. Nella classifica stilata dal World Economic Forum emerge il balzo registrato dall’Italia, che ha guadagnato 13 posizioni salendo dal 76° al 63° posto su un panel di 156 Paesi al mondo. La spinta maggiore al miglioramento è venuta dalla politica, dove risultiamo il 41esimo Paese nella classifica, arrivando addirittura al 33esimo posto se si tiene conto delle donne nell'esecutivo. L’altra faccia della medaglia, però, è la partecipazione economica, che ci vede scivolare al 114esimo posto, fra le maglie nere a livello europeo. Nel rapporto viene evidenziato come, nonostante l’Europa occidentale abbia raggiunto una percentuale del 70% della chiusura del gap nel sotto indice economico, ci sono 24 punti percentuali fra l’Islanda con l’84,6% e l’Italia con il 61,9%, il livello più basso della regione. Peraltro, come sottolinea il Wef, i dati che compongono l’indice di quest’anno non fotografano ancora appieno gli effetti della pandemia sull’economia. 
 
Si ringraziano per la collaborazione Ginevra Geracitano (responsabile Marketing Caffè Haiti Roma), Antonia Trucillo (responsabile Accademia e Controllo Qualità e Marketing Director Cesare Trucillo Spa), Anna Vaccari (responsabile Ricerca e Sviluppo e Product and Trade Marketing Manager Coind s.c.), Giulia Caballini (Marketing Manager Dersut Caffè Spa), Barbara Chiassai (RDD Sistemi Certificati, Formatrice Essse Caffè Spa), Rita Saiu (Mumac Academy Trainer, Gruppo Cimbali Spa), Costanza Filicori (consigliere delegato G.I.Fi.Ze Spa – marchi Filicori Zecchini e Club Kavè), Giulia Monti (CFO Direttrice Finanziaria I.M.S. Industria Materiali Stampati Spa), Mariafiore Maggiordomo (Amministratrice Delegata Jolly Caffè Spa), Elisabetta Milani (Responsabile Marketing e Comunicazione Milani Spa), Barbara Alpi (Direttrice Mokador Experience Academy, Mokador Srl), Cinzia Pietrobon (Brand Manager Wega Macchine per Caffè srl).